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domenica 20 novembre 2011

Ma ciò che ci serve è una riforma della classe politica

A quanto sembra, Monti rinuncia alla patrimoniale. Perché lo fa? Perché teme di perdere il sostegno di Berlusconi e quindi la maggioranza. Probabilmente però sbaglia: Berlusconi sa bene che andando alle elezioni ora ne uscirebbe sconfitto e perderebbe anche questo potere di ricatto che ormai è tutto ciò che gli è rimasto. Monti però non osa, perché non è un politico.
Tutto questo per dire cosa? Che non possiamo affidarci sempre ai tecnici, una classe politica ci serve. Però, ahimè, la classe politica attuale sta dando pessima prova di sé. Forse succedeva anche in passato, ma ora abbiamo toccato uno dei punti più bassi della nostra storia, con un Governo Berlusconi che suscitava disgusto per la corruzione di cui era capace e per l'incapacità di prendere provvedimenti efficaci contro la crisi economica eppure caduto solo perché l'Udc di Casini era (ed è) in crescita nei sondaggi e quindi poteva garantire la sicura rielezione ai parlamentari che sarebbero passati dal Pdl alle sue fila. Ma non c'è nulla di cui stupirsi se si pensa che questa stessa maggioranza che sosteneva Berlusconi esisteva solo grazie a parlamentari che si erano fatti letteralmente comprare al prezzo di 350 mila euro. E non che i parlamentari d'opposizione siano da assolvere, se in molti speravano che il Governo non cadesse, altrimenti si sarebbero trovati disoccupati e senza la famosa pensione di 3000 euro mensili, che vengono ricevuti solo se si è stati in Parlamento per almeno cinque anni (per saperne di più, un vecchio articolo del Fatto). Inoltre oggi sempre più i poteri politici ed economici sono legati (senza tirare in ballo il Governo Monti, si pensi alle Coop-Pd, a Fininvest-Pdl-Lega e a Bossi che smania per avere "le banche") con i rischi di corruzione che ne conseguono, e qui mi fermo poiché il degrado della classe politica ormai è noto ai più.
Io però non sono un grillino e non voglio generalizzare, credo che in tutti e tre gli schieramenti (tutti e tre... mah, forse) esistano persone oneste e dedite al mestiere che siedono in Parlamento perché davvero credono in una causa. Temo però che siano poche, è innegabile che il livello complessivo della nostra classe parlamentare prima ancora di quella politica in generale sia grandemente calato.
Urge quindi una "riforma della politica". Ma che fare? Io non sono certo un esperto in materia e in genere quando non quando non conosco qualcosa preferisco tacere, ma ormai è qualche anno che seguo, da fuori, l'andamento delle varie maggioranze e qualche idea me la sono fatta.
Vediamo per punti.

1) Riforma della legge elettorale che consenta il voto di preferenza. Per fortuna si sono già raccolte firme a proposito, questa è una questione estremamente importante: è soprattutto a causa della legge Porcellum e abolizione del voto la preferenza che ora abbiamo un Parlamento di bassissimo profilo, di gran lunga peggiore di quelli che lo hanno preceduto (che non è che eccellessero, sia chiaro). Difatti ora un parlamentare, per venire rieletto, necessita che il partito politico lo metta "avanti" in lista, la sua fortuna politica quindi dipende interamente dal partito in cui milita e dai suoi leader, il parlamentare verrà premiato se saprà accontentarli. La virtù che viene quindi apprezzata è la completa fedeltà, non agli elettori ma al partito di appartenenza ed alla sua linea politica. Perciò il Parlamento di fatto viene esautorato come organo politico e diventa semplice strumento dei partiti, il dibattito parlamentare è annullato e deputati e senatori, salvo forse i capigruppo, diventano quasi delle "azioni", l'azionista di maggioranza governa. Il voto di preferenza certo non risolverebbe del tutto la situazione, un partito politico naturalmente potrebbe ancora garantire la rielezione di alcuni parlamentari, ma non di tutti e la responsabilità del singolo, che il più delle volte dovrà conquistarsi le preferenze per venire rieletto, sarà maggiore.

2) Riduzione degli stipendi dei parlamentari. Gli stipendi dei nostri parlamentari per la cronaca attualmente sono 5.246,97 euro per i deputati e 5.613,63 per i senatori. Non è certo poco, anche se molto meno delle voci che girano in internet sotto forma di catene di Sant'Antonio (per maggiori delucidazioni, questo post è fatto bene), ma potrebbero essere ridotti a circa la metà, magari un po' di più per chi ha la famiglia a carico, meno per chi non la ha. Non che questo porterebbe a un risparmio sensibile per le casse dello Stato, ma non è per questo motivo che credo andrebbe fatto. Il motivo è che l'attività del parlamentare non deve essere economicamente vantaggiosa, di modo che chi siede in Parlamento non lo faccia per soldi ma per ideali (o almeno anche per ideali). Questo contribuirebbe molto a migliorare il livello dei nostri eletti.

3) Limite ai mandati parlamentari, onde evitare che quello di Parlamentare diventi un mestiere, con la conseguenza che si arriverebbe, come si è già arrivati, a non far cadere un governo indegno pur di non perdere lo stipendio. L'esperienza politica può servire, senza dubbio, ma non è necessario che tutti i parlamentari siano veterani. L'esperienza maturata in Parlamento può anche essere applicata in altri ruoli.

4) Trasformazione delle pensioni parlamentari in una sorta di assegno di disoccupazione con durata limitata e non "a vita", ma disponibile subito e non a fine mandato (naturalmente la durata del sussidio deve essere entro certi limiti proporzionale a quella dell'attività svolta). Ancora una volta, si eviterebbe che a seguito di elezioni anticipate il parlamentare si ritrovi disoccupato, ottimo argomento per non far cadere il governo.

5) Obbligo di frequenza e partecipazione al dibattito parlamentare, salvo impegni legati a commissioni parlamentari.

6) Ineleggibilità di condannati in via definitiva per reati quali mafia o corruzione. Questa è una soluzione che dovrebbe essere già implicita nel voto degli elettori, ma spesso gli elettori si sono rivelati disinformati e così i corrotti sono stati eletti, serve quindi rimediare per legge.

7) Eliminazione di auto blu, portaborse et similia. Oltre a far risparmiare, ridurrebbe il proliferarsi di clientes in cerca di un lavoro ben pagato e poco impegnativo, e di uomini politici eletti per questo.

8) Limite a due mandati per la carica di Presidente del Consiglio. Rimanere troppo al potere infatti può portare a farci l'abitudine e a non poterne più fare a meno. Spesso il potere logora, è quindi bene dosarlo. Inoltre, chi è al potere rischia facilmente di entrare in contatto con situazioni di corruzione e a farci l'abitudine, è quindi bene rinnovare periodicamente i vertici dello Stato. Se poi può tornare utile avere persone di grande esperienza al governo, queste persone possono essere i ministri.

9) Severa legge sul conflitto di interesse. Servirebbe, come ovvio, ad evitare che si entri in politica per difendere gli interessi della propria attività economica.

10) Abolizione di qualunque immunità giudiziaria per parlamentari e membri del Governo. Anzi, nei limiti del costituzionalmente legittimo ogni eletto dovrebbe essere più facilmente processabile (con tempi di prescrizione allungati) e più facilmente intercettabile di un comune cittadino. Così si tutelerebbe il principio di trasparenza.

11) Finanziamenti pubblici ai partiti proporzionali al risultato elettorale, ma comunque di entità limitata, e divieto assoluto di riceverne di privati, che non siano le donazioni di privati cittadini, ma dell'ordine di non più di cento euro alla volta. Ve l'ho detto che non sono un grillino. Ma perché questo? Perché fare politica ad alti livelli, gestendo un (numericamente) grande partito, costa. I soldi necessari possono venire dallo Stato oppure dai privati, quali aziende, banche e imprese. In caso di abolizione dei finanziamenti pubblici, come in molti vorrebbero, i partiti politici si troverebbero quindi a dipendere sempre di più dai privati che li finanziano, ancor più di quanto non accada ora, mente con finanziamenti solo pubblici ne sarebbero slegati e dipenderebbero esclusivamente dai cittadini dai quali ricevono voti. Inoltre, in questo modo si limiterebbe molto il flusso di denaro che passa dai partiti, il che comporterebbe una riduzione di stipendio dei dirigenti, che così non farebbero politica (solo) per denaro.

Queste naturalmente sono solo mie idee e potrebbero anche essere sbagliate, non pretendo di avere la soluzione in tasca e sono aperto a critiche e correzioni. Tuttavia, credo che operando in questo senso si avrebbero notevoli miglioramenti in breve tempo. Una "riforma della politica" porterebbe a notevoli vantaggi, anche in termini economici, a costo zero, poiché comporterebbe un miglioramento della classe dirigente, che saprebbe gestire meglio lo Stato tutto. A prendere queste misure però dovrebbe essere il Parlamento stesso, quindi gli stessi parlamentari che ne uscirebbero penalizzati, e qui potrebbe valere ciò che diceva Giordano Bruno, "che mortificazione, chiedere a chi ha il potere di riformare il potere!". Può il potere riformare il potere? Potranno riuscirci i cittadini tramite referendum, anche se esso può essere solo abrogativo? Io non lo so, ma per oggi ho sonno. Buonanotte.
Se mai qualcuno volesse raccogliere firme per una riforma del genere, tuttavia, avrà la mia.


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