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BLOGGER SOTTO ESAMI
Il blogger ha gli esami, l'attività del blog è dunque sospesa e riprenderà regolarmente non prima di ottobre. Sperando che il blogger li passi...

mercoledì 23 novembre 2011

La religione complottista

Con l'aggravarsi della crisi economica e con la chiamata al governo di Mario Monti, che ha lavorato come consulente in un'importante banca, ecco che le teorie del complotto stanno attraversando una delle loro età dell'oro. In particolare, naturalmente, fiorisce quella del signoraggio, che sostiene a grandi linee (come spiegherò tra poco, è inevitabile parlare a grandi linee) che il denaro sia un complotto delle banche per renderci tutti schiavi; il web però è stracolmo di presunte notizie secondo cui, per esempio, le scie di condensa degli aerei sono in realtà "scie chimiche" che cambiano il clima (l'effetto serra, naturalmente, è una copertura, per la gioia dei petrolieri) per favorire gli interessi strategici dell'America, insieme con i potenti trasmettitori dell'HAARP, apparecchio usato per studiare l'atmosfera tramite onde elettromagnetiche ma che in realtà secondo alcuni blogger sarebbe in grado di scatenare nubifragi e addirittura terremoti. C'è chi sostiene che l'attentato alle Torri Gemelle sia un complotto della Cia (o del Mossad) e chi pubblica video su un presunto motore magnetico, il motore di Tesla, che è in grado di produrre più energia di quanta ne consumi, "creandola" dal nulla, e che ci è stato fin'ora tenuto segreto per colpa dei petrolieri Rockefeller e del geloso Edison (e delle banche, naturalmente, specie quelle americane), mentre resistono alcuni classici intramontabili del genere, come il complotto pluto-giudaico-massonico tanto caro ad Hitler, e a volte ci si imbatte inarrivabili capolavori, come la dottrina secondo cui i Rettiliani, popolo alieno, hanno cambiato il DNA umano affinché non fossimo più erbivori bensì mangiatori di carne.
Le teorie del complotto sono per loro natura non scientifiche, poiché non possono essere falsificate (mi attengo al criterio di Karl Popper). Difatti, chi sostiene una teoria del complotto sostiene anche che ogni argomento contro la propria tesi sia frutto della cospirazione degli stessi Massoni (o banchieri, o Giudei) contro cui egli si batte: se ricerche scientifiche ufficiali smentiscono la teoria allora sono state falsificate, se esperti in materia (i promotori della teoria non sono mai esperti in materia) non vi credono è perché sono stati indottrinati, mentre se chi la sostiene è accademicamente isolato allora è stato epurato dai cospiratori. Inoltre, spesso una teoria del complotto non è ben delineata ma presenta un'infinità di variabili, così da scansare molte delle argomentazioni contro di essa semplicemente modificando la propria versione. Insomma, anche dal punto di vista logico-dialettico e non solo scientifico non ci possono essere prove che le teorie siano vere o false, poiché le stesse prove dovrebbero avere come presupposto proprio la verità o falsità delle teorie, nella vastità delle loro ipotesi. Se ci pensate, questo è lo stesso motivo per cui non si può dimostrare l'esistenza o non esistenza di Dio (come avevo già accennato qui), la cui presunta volontà è per natura imperscrutabile, ed è per questo che voglio paragonare le teorie del complotto ad una religione.
Insomma, il complottismo è come una religione: i suoi testi sacri sono i video di YouTube, suo principale tramite, ascoltati perlopiù passivamente dagli utenti (sapete cosa penso dell'informazione tramite video) e mai contraddetti dai fedeli, mentre i suoi profeti sono quei presunti esperti "epurati" dalle università, quasi mai in realtà laureati in ciò di cui parlano (Giacinto Auriti, uno dei principali promotori della teoria cospirazionista economica del signoraggio, è laureato in giurisprudenza, giusto per fare un esempio). Chi non si dichiara d'accordo a volte si trova semplicemente coinvolto in una discussione forse un po' a senso unico ma comunque civile, altre volte viene accusato di essere un "SERVO" o un "disinformatore per mestiere" (naturalmente pagato dagli Usa, dalle banche e da Israele), va da sé quindi che raramente un cospirazionista legge articoli con contenuti differenti da quelli in cui crede, scritti da "servi", e spesso anzi non vi entra neppure in contatto.
Immagino che ormai abbiate capito che io ritengo le teorie del complotto poco credibili. Tuttavia, come ho già scritto non ci sono né ci possono essere prove del fatto che siano false (va beh, salvo quando sono autocontraddittorie). Quindi, pur dubitando fortemente della loro veridicità, per correttezza non posso negare che potrebbero essere fondate, che esista logicamente (matematicamente) parlando la possibilità che siano vere, per quanto questo sia poco probabile (probabilità davvero bassissime per i rettiliani, direi, un po' più alte per ciò che riguarda signoraggio o complotto delle Torri Gemelle). Perciò, come comportarsi? Per quanto che mi riguarda, come sapete io sono razionalmente agnostico: se il complottismo è una religione io non posso sapere se ciò che dice è vero o falso, ma posso il più delle volte comportarmi a priori da esso e, quando non posso, è giusto che io faccia ciò che ritengo più giusto secondo quello in cui credo (o almeno ci provo), così al massimo avrò sbagliato in buona fede. Magari scoprirò in futuro qualcosa che mi farà cambiare idea, non posso escluderlo, o più probabilmente rafforzerò il mio scetticismo, ma ora non posso saperlo ed è inutile che io mi tormenti.
Come tutte le religioni, però, il complottismo ha anche i suoi fanatici. Coloro che credono alle teorie del complotto, in verità, sono il più delle volte (per ciò che è la mia esperienza) disponibili al confronto e pur rimanendo nella maggior parte dei casi convinti delle proprie posizioni sono aperti a cambiarle. Vi sono tuttavia anche gli integralisti, e alcuni di loro fanno politica. In generale infatti le teorie del complotto nascono e proliferano in ambienti di estrema destra, la cospirazione del signoraggio per esempio ha tra i propri padri Ezra Pound, poeta simbolo della destra neofascista, e lo stesso Auriti citato sopra è stato candidato al Parlamento europeo nella lista di Alessandra Mussolini, mentre oggi l'uomo politico che più porta avanti queste ed altre posizioni legate al "complotto" è Mario Borghezio, leghista e neonazista (non è neonazista? Sapete nulla della sua carriera?). Inutile parlare poi dell'infausta fortuna del "complotto pluto-giudaico-massonico", che mi auguro sia nota a tutti. Certo però non tutti i complottisti sono fascisti, anzi queste teorie, che ambiscono ad essere "contro il sistema", hanno un discreto successo anche in ambienti di sinistra più o meno "estrema" e hanno molti seguaci politicamente non schierati, che sono capitati per caso in un blog complottista e, per mancanza di esperienza nel valutare il materiale trovato in internet, ne sono rimasti affascinati. Questi sono i più pericolosi. Chi è di sinistra in genere è vaccinato contro il fascismo ed è abituato a non fidarsi di chi se ne fa promotore, ma chi invece non possiede ancora una cultura politica potrebbe spendere il proprio voto in favore di chi si adopera a "combattere i cospiratori". Il diffondersi delle teorie del complotto potrebbe insomma essere il trampolino di lancio di una nuova ascesa dell'estrema destra, che da anni si rafforza in tutta Europa e ci sono tutte le premesse perché cresca anche in Italia (dove però non esiste tutt'ora una forte destra liberale che rifiuti ogni contatto coi fascisti, si pensi a Borghezio o al berlusconiano Ciarrapico entrambi militanti in partiti al governo fino a poco fa).
È già accaduto che il Fascismo si diffondesse in Europa a seguito di una crisi economica e la conseguenza fu una guerra mondiale e un massacro di Ebrei, Rom, omosessuali e Comunisti. Oggi quel Fascismo c'è ancora, con idee molto simili a quelle di allora, e non riesco a smettere di temere che possa ancora salire al potere. Spero di sbagliarmi e mi auguro che il complottismo resti una religione in uno Stato laico. Altrimenti, potremmo dover tornare sui monti.

domenica 20 novembre 2011

Ma ciò che ci serve è una riforma della classe politica

A quanto sembra, Monti rinuncia alla patrimoniale. Perché lo fa? Perché teme di perdere il sostegno di Berlusconi e quindi la maggioranza. Probabilmente però sbaglia: Berlusconi sa bene che andando alle elezioni ora ne uscirebbe sconfitto e perderebbe anche questo potere di ricatto che ormai è tutto ciò che gli è rimasto. Monti però non osa, perché non è un politico.
Tutto questo per dire cosa? Che non possiamo affidarci sempre ai tecnici, una classe politica ci serve. Però, ahimè, la classe politica attuale sta dando pessima prova di sé. Forse succedeva anche in passato, ma ora abbiamo toccato uno dei punti più bassi della nostra storia, con un Governo Berlusconi che suscitava disgusto per la corruzione di cui era capace e per l'incapacità di prendere provvedimenti efficaci contro la crisi economica eppure caduto solo perché l'Udc di Casini era (ed è) in crescita nei sondaggi e quindi poteva garantire la sicura rielezione ai parlamentari che sarebbero passati dal Pdl alle sue fila. Ma non c'è nulla di cui stupirsi se si pensa che questa stessa maggioranza che sosteneva Berlusconi esisteva solo grazie a parlamentari che si erano fatti letteralmente comprare al prezzo di 350 mila euro. E non che i parlamentari d'opposizione siano da assolvere, se in molti speravano che il Governo non cadesse, altrimenti si sarebbero trovati disoccupati e senza la famosa pensione di 3000 euro mensili, che vengono ricevuti solo se si è stati in Parlamento per almeno cinque anni (per saperne di più, un vecchio articolo del Fatto). Inoltre oggi sempre più i poteri politici ed economici sono legati (senza tirare in ballo il Governo Monti, si pensi alle Coop-Pd, a Fininvest-Pdl-Lega e a Bossi che smania per avere "le banche") con i rischi di corruzione che ne conseguono, e qui mi fermo poiché il degrado della classe politica ormai è noto ai più.
Io però non sono un grillino e non voglio generalizzare, credo che in tutti e tre gli schieramenti (tutti e tre... mah, forse) esistano persone oneste e dedite al mestiere che siedono in Parlamento perché davvero credono in una causa. Temo però che siano poche, è innegabile che il livello complessivo della nostra classe parlamentare prima ancora di quella politica in generale sia grandemente calato.
Urge quindi una "riforma della politica". Ma che fare? Io non sono certo un esperto in materia e in genere quando non quando non conosco qualcosa preferisco tacere, ma ormai è qualche anno che seguo, da fuori, l'andamento delle varie maggioranze e qualche idea me la sono fatta.
Vediamo per punti.

1) Riforma della legge elettorale che consenta il voto di preferenza. Per fortuna si sono già raccolte firme a proposito, questa è una questione estremamente importante: è soprattutto a causa della legge Porcellum e abolizione del voto la preferenza che ora abbiamo un Parlamento di bassissimo profilo, di gran lunga peggiore di quelli che lo hanno preceduto (che non è che eccellessero, sia chiaro). Difatti ora un parlamentare, per venire rieletto, necessita che il partito politico lo metta "avanti" in lista, la sua fortuna politica quindi dipende interamente dal partito in cui milita e dai suoi leader, il parlamentare verrà premiato se saprà accontentarli. La virtù che viene quindi apprezzata è la completa fedeltà, non agli elettori ma al partito di appartenenza ed alla sua linea politica. Perciò il Parlamento di fatto viene esautorato come organo politico e diventa semplice strumento dei partiti, il dibattito parlamentare è annullato e deputati e senatori, salvo forse i capigruppo, diventano quasi delle "azioni", l'azionista di maggioranza governa. Il voto di preferenza certo non risolverebbe del tutto la situazione, un partito politico naturalmente potrebbe ancora garantire la rielezione di alcuni parlamentari, ma non di tutti e la responsabilità del singolo, che il più delle volte dovrà conquistarsi le preferenze per venire rieletto, sarà maggiore.

2) Riduzione degli stipendi dei parlamentari. Gli stipendi dei nostri parlamentari per la cronaca attualmente sono 5.246,97 euro per i deputati e 5.613,63 per i senatori. Non è certo poco, anche se molto meno delle voci che girano in internet sotto forma di catene di Sant'Antonio (per maggiori delucidazioni, questo post è fatto bene), ma potrebbero essere ridotti a circa la metà, magari un po' di più per chi ha la famiglia a carico, meno per chi non la ha. Non che questo porterebbe a un risparmio sensibile per le casse dello Stato, ma non è per questo motivo che credo andrebbe fatto. Il motivo è che l'attività del parlamentare non deve essere economicamente vantaggiosa, di modo che chi siede in Parlamento non lo faccia per soldi ma per ideali (o almeno anche per ideali). Questo contribuirebbe molto a migliorare il livello dei nostri eletti.

3) Limite ai mandati parlamentari, onde evitare che quello di Parlamentare diventi un mestiere, con la conseguenza che si arriverebbe, come si è già arrivati, a non far cadere un governo indegno pur di non perdere lo stipendio. L'esperienza politica può servire, senza dubbio, ma non è necessario che tutti i parlamentari siano veterani. L'esperienza maturata in Parlamento può anche essere applicata in altri ruoli.

4) Trasformazione delle pensioni parlamentari in una sorta di assegno di disoccupazione con durata limitata e non "a vita", ma disponibile subito e non a fine mandato (naturalmente la durata del sussidio deve essere entro certi limiti proporzionale a quella dell'attività svolta). Ancora una volta, si eviterebbe che a seguito di elezioni anticipate il parlamentare si ritrovi disoccupato, ottimo argomento per non far cadere il governo.

5) Obbligo di frequenza e partecipazione al dibattito parlamentare, salvo impegni legati a commissioni parlamentari.

6) Ineleggibilità di condannati in via definitiva per reati quali mafia o corruzione. Questa è una soluzione che dovrebbe essere già implicita nel voto degli elettori, ma spesso gli elettori si sono rivelati disinformati e così i corrotti sono stati eletti, serve quindi rimediare per legge.

7) Eliminazione di auto blu, portaborse et similia. Oltre a far risparmiare, ridurrebbe il proliferarsi di clientes in cerca di un lavoro ben pagato e poco impegnativo, e di uomini politici eletti per questo.

8) Limite a due mandati per la carica di Presidente del Consiglio. Rimanere troppo al potere infatti può portare a farci l'abitudine e a non poterne più fare a meno. Spesso il potere logora, è quindi bene dosarlo. Inoltre, chi è al potere rischia facilmente di entrare in contatto con situazioni di corruzione e a farci l'abitudine, è quindi bene rinnovare periodicamente i vertici dello Stato. Se poi può tornare utile avere persone di grande esperienza al governo, queste persone possono essere i ministri.

9) Severa legge sul conflitto di interesse. Servirebbe, come ovvio, ad evitare che si entri in politica per difendere gli interessi della propria attività economica.

10) Abolizione di qualunque immunità giudiziaria per parlamentari e membri del Governo. Anzi, nei limiti del costituzionalmente legittimo ogni eletto dovrebbe essere più facilmente processabile (con tempi di prescrizione allungati) e più facilmente intercettabile di un comune cittadino. Così si tutelerebbe il principio di trasparenza.

11) Finanziamenti pubblici ai partiti proporzionali al risultato elettorale, ma comunque di entità limitata, e divieto assoluto di riceverne di privati, che non siano le donazioni di privati cittadini, ma dell'ordine di non più di cento euro alla volta. Ve l'ho detto che non sono un grillino. Ma perché questo? Perché fare politica ad alti livelli, gestendo un (numericamente) grande partito, costa. I soldi necessari possono venire dallo Stato oppure dai privati, quali aziende, banche e imprese. In caso di abolizione dei finanziamenti pubblici, come in molti vorrebbero, i partiti politici si troverebbero quindi a dipendere sempre di più dai privati che li finanziano, ancor più di quanto non accada ora, mente con finanziamenti solo pubblici ne sarebbero slegati e dipenderebbero esclusivamente dai cittadini dai quali ricevono voti. Inoltre, in questo modo si limiterebbe molto il flusso di denaro che passa dai partiti, il che comporterebbe una riduzione di stipendio dei dirigenti, che così non farebbero politica (solo) per denaro.

Queste naturalmente sono solo mie idee e potrebbero anche essere sbagliate, non pretendo di avere la soluzione in tasca e sono aperto a critiche e correzioni. Tuttavia, credo che operando in questo senso si avrebbero notevoli miglioramenti in breve tempo. Una "riforma della politica" porterebbe a notevoli vantaggi, anche in termini economici, a costo zero, poiché comporterebbe un miglioramento della classe dirigente, che saprebbe gestire meglio lo Stato tutto. A prendere queste misure però dovrebbe essere il Parlamento stesso, quindi gli stessi parlamentari che ne uscirebbero penalizzati, e qui potrebbe valere ciò che diceva Giordano Bruno, "che mortificazione, chiedere a chi ha il potere di riformare il potere!". Può il potere riformare il potere? Potranno riuscirci i cittadini tramite referendum, anche se esso può essere solo abrogativo? Io non lo so, ma per oggi ho sonno. Buonanotte.
Se mai qualcuno volesse raccogliere firme per una riforma del genere, tuttavia, avrà la mia.


P.s. Nel caso non lo aveste notato, nella colonnina laterale del forum sono presenti due pulsanti che rimandano alla pagina facebook e al profilo twitter di questo blog. Se mai voleste ricevere in tempo (quasi) reale aggiornamenti sulle cazzate che scrivo, sapete come fare. Sottointeso che mi rendereste tanto felice. Ma tanto sto parlando da solo, nessuno è arrivato a leggere fin qui. Buonanotte Notturno.

domenica 13 novembre 2011

Leggi, non guardare (informazione & YouTube)

In un weekend impegnato a recuperare il sonno perduto scrivo il mio post settimanale solo di domenica sera. Dovrei scusarmi, ma tanto non mi segue comunque nessuno, quindi pazienza.
In ogni caso, oggi volevo riflettere sul tipo di comunicazione che avviene tramite internet. Lo spunto me l'ha dato questo articolo di Anonimoconiglio (che colgo l'occasione di segnalarti, mio unico lettore) riguardo alle teorie di McLuhan applicate alla rete. Il bravo coniglio ne sa di certo più di me, ma non ambisco a fare a gara, piuttosto volevo concentrarmi su un aspetto che trovo lui abbia trascurato, ovvero le diverse forme di comunicazione via web.
In linea generale, chi vuole dare una notizia o esprimere un'idea via internet ha due modi: scrivere un articolo o postare un video. In entrambi i casi la comunicazione avrà le caratteristiche tipiche della rete, ovvero relativa facilità di creazione e condivisione, la difficoltà nel "farsi notare" vista la grande quantità di video e articoli presenti in internet e la possibilità di commentare da parte degli utenti. Anche il contenuto spesso è simile: il più delle volte un video su YouTube che vuole fare informazione consiste in una voce, in genere fuori campo, che recita un copione, dicendo appunto ciò che il video vuole comunicare, mentre sullo schermo scorrono immagini più o meno pertinenti, che a volte servono come "prova" di ciò che viene detto, a volte hanno come unico scopo quello di riempire il video mentre la voce parla (chi li conosce, pensi ai video sulle varie teorie del complotto, sono un esempio perfetto). Quindi tra un articolo scritto e un video di solito non vi è una gran differenza in ciò che riguarda il contenuto, ma vi sono grandi differenze riguardo alla forma, al mezzo.
La parola scritta infatti ha un approccio razionale, poiché a differenza dell'ascolto o della visione di immagini la lettura è un procedimento complesso che richiede appunto l'intervento del lato razionale dell'uomo, il quale può fa da filtro per quello emotivo. Inoltre, la comunicazione tramite testo scritto consente al fruitore di decidere quali debbano essere i tempi di fruizione: quando leggi un articolo puoi con facilità rallentare se ti imbatti in passaggi particolarmente complessi, magari rileggerli, scoprire che sono male argomentati e smontarne l'argomentazione, oppure puoi soffermarti a metà lettura e riflettere se sei d'accordo con ciò letto finora, farti un'opinione, magari rileggendoti qualche passaggio che non ricordi perfettamente. In pratica, la lettura di un testo scritto consente con facilità la riflessione, permette di esercitare la propria coscienza critica.
Diverso è per la comunicazione tramite video. Infatti, un video non può essere fruito così come scritto sopra, salvo dover continuamente mettere in pausa e mandare indietro, pratica molto scomoda. Quindi nella comunicazione tramite video è il video stesso a decidere i tempi di fruizione e questo consente facilmente di saltare alcuni passaggi logici facendo apparire forte una comunicazione in realtà debole. Inoltre, un audio-video (quando scrivo "video" do per scontato che ci sia anche l'audio) consente di inviare una serie di messaggi non verbali (dal suono della voce o la sua intonazione alle immagini mostrate) che agiscono a livello emotivo aggirando la ragione critica del lettore. Infine, un'immagine video, proprio perché appare più "vera" può essere più facilmente falsificabile: se ti dicessero che esiste un motore che produce energia a gratis, cioè senza consumarne, tu non ci crederesti, ma se mentre te lo dicono ti fanno vedere un motorino che gira senza avere la spina attaccata e una lampadina che si accende, tutto al cospetto di sedicenti scienziati, rischi anche di crederci, senza pensare che in quel motorino potrebbe benissimo esserci una pila ben nascosta (per la cronaca, un tale motore, chiamato "motore di Tesla", non esiste, è sufficiente avere elementari nozioni di elettrodinamica per saperlo).
Quindi, in sintesi, la comunicazione tramite testo scritto favorisce la riflessione, mentre quella audio-video ti invita semplicemente a schierarti da una parte e credere a quello che ti viene detto o "mostrato". Ciò avviene indipendentemente dal contenuto e questo rende la questione ancora più importante, poiché è il "mezzo" ad essere il "messaggio", per ricollegarci a McLuhan: il "come" ti viene comunicato qualcosa ti cambia molto di più di quanto faccia il contenuto della comunicazione e se non sei preparato può raggirarti. Perciò, lettore, stai attento.


P.s. Mi scuso per non aver linkato qualche video di esempio, ma non voglio contribuire alla loro diffusione. Se mai vi imbatterete in essi, ricordate ciò che ho scritto. (Lo so, ora mi rivolgo al lettore al plurale, ma se è arrivato fin qui a leggere devo dargli del voi).

P.p.s. Lo so cosa pensate, l'Italia è in grave crisi economica, il Governo è finalmente caduto e tu pensi a queste cazzate? È che, nonostante il poco spontaneo "passo indietro" di Silvio, la situazione italiana è talmente nera che pensarvi mi suscita a volte rabbia, ma più spesso ansia e depressione. Perciò, per oggi, preferisco dedicarmi ad altro.

domenica 6 novembre 2011

Dio, l'alluvione di Genova e la risposta laica di Don Gallo

Intervistato dal Fatto Quotidiano riguardo all'alluvione che due giorni fa ha colpito la città in cui vive, Genova, Don Andrea Gallo ha risposto alla domanda del giornalista su cosa chiederebbe a Dio dopo un tale dramma con le parole "gli chiederei perché non ha dato a Mosè l’ 11 ° comandamento: Rispetta la natura". Ovvero, per come la interpreto io, "non date a Dio le colpe degli uomini".
Ora, io non ho intenzione di cercare colpevoli e stabilire chi tra gli uomini abbia mancato di responsabilità, non ne ho le competenze, vorrei invece ricollegarmi al problema millenario dell'esistenza del male, la teodicea. Perché infondo è questo che l'intervistatore ha chiesto a Don Gallo: come può un dio buono e onnipotente tollerare il male e permettere che possano avvenire alluvioni, terremoti, tzunami che stroncano vite innocenti? Perché nel mondo esiste il male? È questa un interrogativo che ha occupato le menti di filosofi credenti, panteisti ed atei, specie dopo ogni disastro naturale, e che soprattutto ha messo in difficoltà le religioni e si è rivelato una micidiale argomentazione a favore dell'ateismo. Don Gallo per un verso ha dato l'unica risposta che un credente non fanatico può dare: "non lo so". Un credente ammette di non saper rispondere poiché la volontà di Dio è imperscrutabile e la comprensione dei suoi atti non è mai del tutto possibile alla limitata mente umana, si deve solo confidare nella sua bontà con quello che è, appunto, un atto di fede.
Alcuni credenti, come credo anche il prete genovese o come il teologo Vito Mancuso, sanno però andare oltre arrivando a dire che l'uomo deve operare secondo giustizia non per timore della punizione divina ma perché così è giusto, poiché è l'uomo il responsabile delle proprie azioni. Questa è una visione laica dell'etica, che non nega Dio (e come potrebbe) ma è valida "a priori", indipendentemente dall'esistenza di un dio, e può combaciare con una visione laica "non credente". Difatti il vero laicismo a mio parere non è ateo, ma agnostico, poiché negare l'esistenza della divinità è di per se una religione, intesa nel significato più generale di "opinione sul divino": negare l'esistenza di Dio è un'opinione su Dio, quindi è professare una fede. Difatti come non ci sono e non ci possono essere prove dell'esistenza di un dio, in quanto entità metafisica e quindi non indagabile dalla scienza, non possono essercene neppure della sua non-esistenza. Il concetto di Dio e della sua essenza è troppo distante, lontano nella metafisica, perché si possano compiere speculazioni filosofiche ben fondate e incontrovertibili a proposito, né tanto meno ricerche secondo il metodo scientifico sperimentale. Perciò l'unica conclusione razionalmente fondata è l'agnosticismo razionale: l'ammissione di non poter dire razionalmente se e cosa Dio sia, sospendendo perciò il giudizio. Questo però non impedisce la fede, si può identificare Dio in Jahvè, in Allah, nella calma spirituale del Nirvana, nella Scienza, nella Matematica e nella Ragione, nella Natura, nella Giustizia, nell'Uomo, nel Popolo o semplicemente in nulla, o in noi stessi, e agire così come questo "Dio" vorrebbe, mantenendo però sempre la consapevolezza che ciò in cui si crede non è certo, o perlomeno non lo è razionalmente, e quindi non è una verità assoluta imponibile agli altri. Chi crede diverso da te potrebbe avere ragione tanto quanto te.
Una tale concezione impone nelle decisioni che riguardano tutti, o anche solo nei giudizi, un atteggiamento laico, poiché se non sappiamo se e cosa Dio sia dobbiamo parlare e operare "a priori", indipendentemente da quale sia la visione di Dio di ciascuno. Perciò se un'alluvione fa dei morti un credente non deve chiedersi se sia una punizione del dio cattolico perché lo abbiamo deluso o di quello musulmano perché non crediamo in lui, ma, insieme al non credente, deve chiedersi cosa possiamo fare affinché non risucceda e cosa per aiutare chi ne è stato colpito, poiché così è giusto.

Per chi fosse interessato, qui per la raccolta fondi per la scuola elementare e media di Monterosso, danneggiata durante l'alluvione di martedì.