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BLOGGER SOTTO ESAMI
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sabato 3 marzo 2012

Che nascano gli Stati Uniti d'Europa!

A questo post devo anteporre una premessa: ero indeciso se scriverlo o no. Questo non perché io non pensi davvero ciò che scrivo, è chiaro, ma per la complessità del tema. Oggi infatti parlerò di crisi economica, Unione Europea, cultura europea, Europa, toccando argomenti che potrebbero esulare dalle mie competenze e correndo quindi il rischio di violare la terza delle mie regole di buon posting: non parlare di ciò che non conosci. Quindi, prima di tutto, chiarisco una cosa: ciò che scrivo è soltanto la mia personale opinione, il mio punto di vista. Non ho intenzione di rivelare verità insindacabili, solo spiegare come io vedo le cose riguardo argomenti di cui non sono esperto. Io sono solo un pirla qualsiasi con un blog e mi limito a dirvi ciò che penso, poiché almeno per ciò che riguarda il mio pensiero ho le competenze necessarie.

Ma veniamo ai fatti. Un paio di giorni fa ho letto su la Repubblica (poi ritrovato sul sito di MicroMega) questo interessante articolo di Paul Krugman, Nobel per l'economia nel 2008. Consiglierei di leggerlo anche a voi, ma nel caso non ne abbiate voglia (male, molto male) vi dico che in sintesi Krugman sostiene, con ottimi argomenti, che "la vera malattia che piega l'Europa" (questo il titolo) non è il suo welfare avanzato, come sostengono i Repubblicani Usa, e neppure i deficit di bilancio degli anni passati di alcuni dei suoi Stati, come ritiene il governo tedesco, bensì l'aver introdotto "una valuta unica senza aver preventivamente creato le istituzioni necessarie a farla funzionare a dovere". In sintesi, gli attuali problemi economici dell'Europa derivano dall'aver introdotto troppo presto l'Euro.
Qui Krugman si ferma: l'articolo in questione è stato scritto per un pubblico americano e solo in seguito tradotto: le intenzioni dell'autore non sono quindi quelle di dire cosa dovrebbe fare l'Europa, ma solo spiegare perché gli Stati Uniti non corrono i suoi stessi rischi. Per questo, nel mio piccolo e pur non aspirando a confrontarmi con un tale economista, provo a dire qualcosa in più di quanto non abbia già fatto lui.
Krugman sostiene indirettamente che l'introduzione dell'Euro è stata prematura. Che si condivida o no questa opinione, fatto sta che ora l'Euro c'è e, soprattutto, la sua introduzione è stata un passo fondamentale per l'unificazione economica e commerciale dell'Europa. Quindi è l'Unione Europea stessa ad essere messa in discussione, poiché per un suo rafforzamento l'unificazione delle valute era imprescindibile. In effetti, a pensarci bene, la situazione attuale dell'Unione Europea è singolare: a fronte di un'unificazione economica molto avanzata il processo di unificazione politica è ancora arretrato, i singoli Stati hanno accettato di abbattere le dogane e creare una moneta unica ma rifiutano di cedere parte della propria sovranità politica ad un entità superiore che nascerebbe dalla sintesi delle parti. Il che in effetti era prevedibile, in tempi liberisti abbattere le dogane è cosa che piace un po' a tutti, cedere sovranità invece vuol dire che i governi nazionali accettano volontariamente di ridurre il proprio potere: capirete che non è una cosa che un governante fa volentieri. Questa disparità tra unione economica e politica oggi però fa sentire tutto il suo peso: le decisioni economiche comunitarie vengono prese dai capi di Stato dei singoli Paesi, i quali però sono eletti dai propri cittadini a livello nazionale e non europeo e quindi, inevitabilmente, perseguono unicamente (o almeno principalmente) gli interessi del proprio Paese di appartenenza, soprattutto in situazioni di crisi economica in cui prendere in considerazione anche i bisogni dei propri partner europei viene da molti elettori visto come un lusso, una carità che non è il caso fare quando le cose vanno male. Non è un caso per esempio che la riluttanza della Merkel ad aiutare la Grecia incontri il favore di molti Tedeschi.
Così, a comandare sono di fatto gli Stati più forti, cioè più ricchi, come la Germania (inevitabilmente, a prendere decisioni è chi poi deve mettere i soldi), mentre i bisogni dei Paesi più deboli, come la Grecia, passano in secondo piano. La situazione che viene a crearsi comporta spesso ostilità verso l'Unione Europea stessa, da parte dei cittadini, e inimicizia tra i suoi membri. È una condizione instabile e non può e non deve durare.
Due sole quindi sono le strade possibili: sciogliere l'Unione Europea o portarla a compimento.
Entrambe le strade comporterebbero molti problemi e difficoltà e il percorso sarebbe in entrambi i casi lungo e tortuoso, ma le alternative possibili sono queste e non altre. Io credo si debba optare per la seconda: l'Unione Europea va completata con la creazione di una Confederazione Europea dotata di un Parlamento ed un Governo che abbiano poteri superiori a quelli dei governi nazionali, in ambito di politica estera ed economica, e siano eletti a suffragio universale a livello europeo, senza dipendere dai singoli Stati. Una Confederazione, una nuova Unione, che prenda per modello gli Stati Uniti, se non quelli di oggi almeno quelli post-indipendenza, con ampissime autonomie locali ma con una politica comune per quelli che sono i temi principali di cui uno Stato (uno Stato unico) deve occuparsi.
Ma perché mai proseguire lungo la strada dell'Unione Europea sarebbe preferibile? Perché non scioglierla e ognuno pensi a sé stesso?
Innanzitutto, l'Unione ha l'indiscutibile merito di aver contribuito a garantire un lungo periodi assenza di guerre nell'Europa occidentale, la cui durata è stata difficilmente eguagliata in passato. Inoltre, perché uniti si è più forti su scena internazionale (o intercontinentale): difronte ai risorti Giganti d'Asia e alla loro forza economica e demografica presto ogni singolo Stato europeo non conterà più nulla, Germania inclusa, mentre l'Unione potrà guadagnarsi lo status di "potenza" dal punto di vista sia economico che politico e discutere con la Cina da pari. Divisi siamo deboli, uniti siamo forti.
Però, c'è un'altra motivazione, che ritengo più importante e che sicuramente mi sta più a cuore. L'Europa deve restare unita perché una Nazione Europea sta già nascendo. Magari è solamente una mia impressione, ma penso che già da qualche secolo le singole culture nazionali abbiano intrapreso un processo di mutua contaminazione che porta a renderle sempre meno distinguibili l'una dall'altra. In ambito artistico all'inizio del Novecento l'Europa ha assistito alla nascita delle grandi avanguardie, sorte indistintamente in Francia (soprattutto), Italia, Spagna, Germania e Russia. Già il fenomeno dell'Art Nouveau, che ha interessato tutto il continente, aveva anticipato questa tendenza, di cui difficilmente abbiamo esempi precedenti. In ambito letterario, poi, le mutue influenze sono già considerevoli con il Romanticismo, che infatti pur delineandosi in modo peculiare in ogni singolo Paese è un fenomeno che interessa tutto il continente, e diventano fondamentali nel Novecento, quando abbiamo un Joyce che insegna Inglese a uno Svevo, in quel di Trieste. In ambito filosofico invece già nel Settecento abbiamo l'Illuminismo che dalla Francia dilaga in tutta l'Europa occidentale (meno l'Inghilterra, ok, ma non ignoriamo l'influenza avuta dall'Inglese Hume sull'illuminista Kant, per non parlare del peso in Europa del pensiero liberale di Locke), segue poi la grande filosofia tedesca che getta le basi di buona parte della futura filosofia europea, per non dire occidentale.
Ma perché vi dico tutto questo? Perché, se ci pensate, la Nazione Italia ha le sue radici proprio nella nascita di una cultura italiana, nascita che inizia nel Quattrocento per poi completarsi nel secolo successivo, a cui poi con molti travagli è seguita l'unificazione politica. Credo che in ambito europeo possa accadere lo stesso. Certo ci saranno notevoli difficoltà: così come è accaduto in Italia, una cultura unica "alta" nasce sempre molto prima di quanto non faccia una cultura popolare comune e per esempio, così come in Italia, le diversità linguistiche costituiscono e costituiranno un problema notevole. Tuttavia, credo che l'Unione Europea sia una strada da proseguire, poiché Europei lo siamo già, che ci piaccia o no.
Che nascano quindi, con i dovuti tempi, gli Stati Uniti d'Europa.

Ok, concludo qui il mio post. Ho attinto il più possibile alla mia scarsa cultura e mi sono sforzato di dire cose intelligenti, nel caso non ci sia riuscito vi chiedo scusa, ho fatto del mio meglio.
Voglio solo precisare una cosa. Nel mio articolo ho usato più volte la parola "nazione", spero sia chiaro che va intesa secondo il significato che aveva nell'Ottocento (opportunamente aggiornato), non secondo quello tragico del secolo successivo.

E ora, vi saluto, amici europei, e mi metto a studiare un po' l'Inglese. Avere un blog "internazionale" non mi dispiacerebbe affatto.




Nota aggiunta il 5/3/2012
Sul blog di Beppe Grillo è comparso oggi un intervento fortemente antieuropeista, guarda caso esattamente il giorno dopo la pubblicazione del mio articolo, qui sopra. Certamente è soltanto una coincidenza, non sia mai che Beppe Grillo in persona voglia boicottare la riVoluzione che stiamo portando avanti, anzi, non-avanti. Certamente non è un tentativo di delegittimarci, il suo, pubblicando un articolo ESATTAMENTE opposto al mio ESATTAMENTE il giorno dopo. Ma quando mai.
No, tranquilli, non sono impazzito, sto solo scherzando: mi si è offerta quest'occasione di scimmiottare Grillo e le sue paranoie e non ho saputo resistere. Sono le piccole debolezze di un piccolo blogger.
Io però se scrivo frase come questa lo faccio per scherzare, lui no. Però, infondo, risulta quasi divertente.

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