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sabato 14 gennaio 2012

Nelle forme e nei limiti della Costituzione. Perché la Democrazia non è solo il governo della maggioranza

Vengono raccolte più di un milione e duecento mila firme per indire un referendum che cambi l'attuale legge elettorale, considerata pessima da molti, e la Consulta respinge la proposta. Questo è ciò che è successo oggi in Italia.
Ecco, potrei fermarmi qui, denunciare questo "grave attacco alla Democrazia" e prendermi qualche applauso, ma sarei un pessimo blogger. Non che io sia favorevole al Porcellum, avevo anzi già detto in passato che considero l'attuale legge elettorale una delle principali cause del degrado della vita politica di questi ultimi anni. Il punto però è un altro: non voglio parlare della legge elettorale, se n'è già detto tanto, ma della decisione della Consulta in sé. La decisione infatti è motivata dal fatto che, in caso di (probabile) vittoria del sì al referendum, ci sarebbe un vuoto legislativo: non avremmo più una legge elettorale e questo in una Democrazia non è giuridicamente accettabile. Alcuni giuristi, in verità, sostengono che in questo caso (non ci sono precedenti) con la cancellazione del Porcellum sarebbe dovuta tornare in vigore la precedente legge, il Mattarellum, ma la Consulta ha avuto un parere diverso, suppongo perché in Italia un referendum può essere solo abrogativo, e quindi ha respinto la proposta. Ora, si può essere d'accordo o meno con questa decisione (se volete approfondire, vi consiglio questo articolo di Giannini, vice-direttore di la Repubblica), ma non credo si possa mettere in dubbio il fatto che sia legittima, ovvero che la Consulta abbia fatto il proprio lavoro, prendendo la decisione che ha ritenuto più giusta. Decisione che potrà non piacere a qualcuno, ma è il ruolo della Consulta e non di quel qualcuno prenderla.
Ma perché in una Democrazia il parere della Consulta e il timore di un vuoto normativo dovrebbero contare più di un milione di firme? Perché una Democrazia è tale solo se è uno stato di diritto, poiché essa è il "governo del popolo" e non "della maggioranza". Mi spiego: accanto ad una maggioranza esiste anche una minoranza che fa parte comunque del popolo e quindi in uno Stato "governato dal popolo" deve essere tutelata. Perciò la maggioranza non può avere un potere assoluto, ma il suo potere deve essere limitato da apposite leggi che neppure la maggioranza stessa, se non in particolari condizioni, può cambiare. Il che, in molte democrazie occidentali, si traduce con "avere una buona Costituzione". Se la Costituzione prevede che la decisione spetta alla Consulta e la Consulta ha deciso che il referendum non si farà, allora purtroppo non si può fare. Il che spiace molto anche a me, ma provate solo ad immaginare che, per esempio, qualche personaggio politico fascista ma non esplicito (e ce ne sono tanti) decidesse di indire un referendum per stabilire per legge (visto che è un esempio, chiudiamo un occhio sul fatto che un tale referendum non sarebbe abrogativo) che tutti i Rom che attraversano i confini del nostro Paese debbano essere scortati dall'esercito in apposite strutture da cui non potrebbero uscire, per non mettere in pericolo i residenti, dove verrebbe loro generosamente offerto un posto di lavoro obbligatorio, magari del lavoro manuale pesante, per ripagare la comunità che li "ospita" del disagio causato (insomma, dei lager per benpensanti). Credete che per un tale referendum si farebbe fatica a raccogliere cinquecentomila firme? Io ne dubito. Potrebbe anzi anche vincere il sì (e chi andrebbe mai a pensare al parallelo con i lager? in Italia? nel 2012?), ma non per questo sarebbe una legge legittima, poiché violerebbe i diritti umani. Ecco, in questo caso una sentenza negativa della Consulta sarebbe più che gradita.
Questa caratteristica della Democrazia, il fatto che il potere dei più sia comunque limitato, può quindi essere fastidiosa (si pensi per esempio al divieto di promulgare leggi retroattive, principio giusto che però rende difficile tassare i capitali scudati) ma è necessaria. Non è un caso infatti che spesso chi inneggia all'onnipotenza della maggioranza sia ben poco democratico, come Napoleone III, che affossò la Seconda Repubblica francese a colpi di "plebisciti", oppure Berlusconi ed al suo ritenersi un "unto degli elettori" "più uguale degli altri perché scelto dal popolo", lamentandosi del fatto che la Costituzione fosse un tremendo ostacolo alla propria azione. Oppure, si pensi a Hitler, che dopo essere stato eletto dalla maggioranza dei Tedeschi (sì, Hitler è stato eletto) ha massacrato quelle "minoranze" che erano Ebrei, Rom, omosessuali e Comunisti: forse il tacito consenso della maggioranza gliene dava il diritto?

Perciò, purtroppo è andata così, il referendum non si farà. La legge va cambiata ma dovremo farlo in altro modo, a meno di non potenziare lo strumento referendario (potrei anche essere d'accordo, ma i tempi sarebbero molto lunghi).
Tuttavia, è improprio parlare di "deriva antidemocratica", come ha fatto Di Pietro (che normalmente stimo, ma dovrebbe riflettere un po' prima di parlare) e come altri hanno ripetuto. Non si può criticare Berlusconi quando si lamenta della Costituzione e poi fare lo stesso. Il populismo è una brutta malattia, caro Di Pietro, attento a non avere una ricaduta.

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