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BLOGGER SOTTO ESAMI
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mercoledì 25 gennaio 2012

Ma, cari Compagni, non è questo il giorno della Rivoluzione

Come sapete, io, Notturno, ho l'inguaribile vizio di essere un Riformista radical-chic, che parla di operai ma lo fa mentre guida una Porsche (in realtà ho un'utilitaria e non comprerei una Porsche nemmeno se me la potessi permettere, ma non posso rovinarmi il personaggio). Non per questo però sono un sostenitore del sistema capitalista, riconosco in realtà che ha qualche pregio ed è migliore di altri già sperimentati in passato, tuttavia considero la prospettiva di una Rivoluzione di stampo Marxiano (aggiornata però al Ventunesimo secolo) sia non solo idealmente auspicabile ma anche realmente possibile. Tuttavia, non oggi.
Eppure tutto il Mondo pare oggi in fermento, tra Forconi, Onda d'Urto, Indignati, Occupy Wall Street, Primavera Araba, la bella e brava Camila che in Cile guida gli studenti e chi più ne ha più ne metta...
Momento, momento, mettiamo ordine. Tutti questi fenomeni sono profondamente diversi tra loro, è bene non confonderli. E inoltre, mi spiace, credo che nessuno di essi invererà le previsioni di Marx.
Cominciamo con la cosiddetta Primavera Araba. Scrivo "cosiddetta" più che altro perché non è un nome che mi piace, è di per sé troppo celebrativo e rende difficile il ragionamento (è difficile parlare in modo critico di qualcosa che celebri ogni volta che la nomini), anche se ormai è un termine universalmente accettato e quindi non posso evitare di usarlo. Per ciò che mi riguarda, però, avrei parlato di "Quarantotto arabo", o "Quarantotto del Medio Oriente". Alla fine, se ci pensate, è questo che è accaduto: movimenti popolari e perlopiù interclassisti hanno rovesciato vecchie dittature instaurando governi relativamente più democratici e "aperti", prendendo come modello la Turchia così come i Quarantottini e gli Illuministi prima di loro guardavano con favore all'Inghilterra. Nessuna rivoluzione di "proletari" (termine un po' antiquato, in effetti), nessuna intenzione di cambiare un sistema capitalista in Paesi dove questo era ancora lontano dall'affermarsi. Insomma, se volessimo interpretare il fenomeno in chiave marxiana, potremmo vedere nella Primavera Araba analogie con quella "Rivoluzione borghese" propedeutica a quella proletaria, per la quale i tempi sarebbero davvero prematuri.
Ma non credo che qualcuno si aspettasse davvero questo nelle rivolte in Medio Oriente e Nord Africa, mentre promettono meglio gli Indignados e Occupy. In effetti, per un certo verso, questi movimenti potrebbero ben far sperare. Entrambi i movimenti (è bene comunque non confonderli), infatti, portano con sé la consapevolezza che il sistema va cambiato, riformandolo oppure sradicandolo. Occupy si scaglia contro il sistema economico americano delle lobby e dell'alta finanza e forse per la prima volta dal '68 un movimento popolare di massa e diffuso sostiene a gran voce che il modello americano non è il migliore dei mondi possibile. Gli Indignati europei non hanno invece un nemico ben definito, che non sia "le banche" o "il debito", concetti ben più estesi di quelli del movimento americano e che neppure loro comprendono bene. Questo è il loro limite, tuttavia per la prima volta da molti anni al centro della protesta vi sono concetti più economici che strettamente politici e tutto il "sistema" è messo in discussione. I due movimenti, diffusi su scala "continentale" in tutto l'Occidente, sono dunque storicamente rilevantissimi ma, mi spiace, non credo che siano in grado di portare avanti una Rivoluzione.
Il movimento americano, probabilmente, neppure lo vuole. Mentre in Europa la contestazione del sistema Occidentale è stata portata avanti per anni dai partiti socialisti e comunisti, infatti, in America è una cosa del tutto nuova. Manca dunque un retroterra culturale di fondo in cui far maturare idee rivoluzionarie, retroterra che forse potrà nascere proprio a seguito degli eventi del '11.
Diversa è la situazione degli Indignati. Dei miei dubbi sugli Indignati ho già parlato in passato, in uno dei miei primi post, ora quindi sarò breve. Come ho scritto sopra, il problema degli Indignati è che non conoscono a fondo il sistema che criticano, il quale è in realtà molto complesso. È per esempio errato dire che il debito è "dei governi", il debito è degli Stati, contratto per decisione dei governi, è vero, i quali però sono stati eletti. Quando si doveva scegliere se essere meno ricchi oppure indebitarsi, chi ora si indigna da che parte stava? Il non conoscere il sistema che si critica, quindi, è a mio parere il problema degli Indignati. Non è questo un problema da poco: Marx ha studiato a fondo il sistema economico capitalista prima di profetizzarne la fine e sosteneva che la Rivoluzione sarebbe avvenuta quando operai e braccianti agricoli avrebbero compreso il sistema economico di cui costituivano (-scono?) il gradino più basso, così da rendersi conto di essere sfruttati e comprendere come far sì che ciò non avvenisse più. Forse stiamo imboccando questa strada, ma ho buone ragioni per credere che il cammino sia ancora lungo.
Ancora diverso è il movimento degli studenti del Cile (se non ne avete mai sentito parlare, cercate su Google, magari per farvi un'idea veloce leggete qui). In Cile infatti non c'è crisi economica, l'aumento del prezzo delle materie prime ha portato nuovo benessere e le classi sociali ne chiedono una migliore distribuzione, studenti in primis i quali vorrebbero un'Università di qualità ed accessibile a tutti. Niente a che fare con gli Indignados, quindi, mentre potremmo trovarci analogie con il '68 europeo ed americano, ma comunque questa rimane una protesta con specifici obiettivi, che chiede cambiamenti importanti ma non tenta una rivoluzione.
Infine, devo dire qualcosa sul movimento dei contadini siciliani, i "Forconi", a cui si sono aggiunti i pescatori e gli autotrasportatori e, pare proprio sotto la spinta di quest'ultimi, il movimento si è organizzato nel "Comitato Forza d'Urto". Forconi e camionisti sono riusciti a fermare la Sicilia per giorni interi e più voci hanno parlato di "Rivoluzione". Ma Rivoluzione non è.
Di Forconi e Forza d'Urto di per sé non posso però parlare più di tanto: sono proteste profondamente "locali", legate alla realtà siciliana o alla categoria degli autotrasportatori ma io di queste realtà conosco troppo poco per le distanze geografiche ed economiche che mi separano da esse e quindi, pur essendomi interessato ed avendo letto molto in proposito, evito di esprimermi in giudizi che non siano strettamente legati al discorso che sto facendo. Ho tuttavia buoni motivi per sostenere che non si tratta di un movimento rivoluzionario. Innanzitutto vi sono motivazioni storiche: i contadini, ovvero piccoli e medi proprietari terrieri e non braccianti agricoli, sono una classe sociale tipicamente conservatrice o reazionaria, la loro fortuna è legata ad un pezzo di terra e non possono rischiare di perderlo. Poi, leggendo molto materiale diffuso su internet e non (sotto vi posterò qualche link, non lo faccio qui perché sono tanti), scaturiscono molti dubbi sulla spontaneità della protesta, specie per ciò che riguarda gli autotrasportatori, e sull'orientamento politico della protesta e dei protestanti. Anche supponendo la buona fede del Movimento e di tutti i manifestanti, però, non si può parlare di Rivoluzione: è sufficiente leggere le richieste del Comitato Forza d'Urto, reperibili sul sito ufficiale, per accorgersi che gli interessi del movimento sono essenzialmente "corporativi" e non riguardano una riforma della società tutta. Questo di per sé non sarebbe un grave handicap, ma solo nel caso in cui anche le altre classi sociali si fossero uniti a Forconi e Forza d'Urto, portando ciascuna le proprie istanze e trovando un accordo e un programma comune, per poi stilare un programma "rivoluzionario" che... no, stiamo virando decisamente verso l'inverosimile, nulla di tutto ciò è accaduto né contadini, pescatori e camionisti hanno alcuna intenzione di far sì che accada. Quella siciliana è stata una protesta in difesa degli interessi di specifiche categorie (con richieste forse legittime forse no, io non pretendo di saperlo), non c'è alcuna rivoluzione in corso.
Per concludere, devo far notare che né Beppe Grillo né il suo Movimento 5 Stelle hanno in progetto una Rivoluzione che coinvolga società ed economia. Gran parte dei sostenitori di Grillo sono lavoratori autonomi e piccoli imprenditori (ne avevo già parlato qui) che avrebbero solo da perdere a seguito di una Rivoluzione, Grillo lo sa e non si muove in una tale direzione e il M5S in questo non si discosta dal proprio ispiratore. Le istanze "riformatrici" del Movimento sono infatti più politiche che sociali; è probabile in realtà che i sostenitori del M5S considerino ciò "rivoluzionario", ma sarebbe davvero uno sminuire grandemente questo termine: poco importa se il sistema dei partiti vacilla quando i poveri rimangono poveri e nessuno pensa a loro, perché il "nemico" è Equitalia.

Questo dunque è il motivo per cui non vedo una Rivoluzione all'orizzonte: manca un'ideologia, ovvero un sistema di ideali, diffusa in modo esteso che sia capace di ispirarla. Mancano prospettive per un futuro migliore, per ora. In futuro, chissà. Riformisti e Rivoluzionari si diano da fare, ognuno a suo modo, per creare nuove idee e diffonderle tra chi manifesta: potrebbe anche scaturirne qualcosa di buono.

Naturalmente, questa però è solo la mia opinione. In particolare, è difficile definire con precisione i movimenti di protesta, io ne ho parlato per come li vedo ma è una visione comunque soggettiva e parziale. Non pretendo di avere la verità in tasca ma solo di fornire un'opinione in più. Quindi, se non vi piace il mio punto di vista, indagate meglio di quanto abbia fatto io e createvene uno voi, non è mia intenzione con questo post formare né informare qualcuno.
Ma non sapevo di che altro scrivere.


E non dite che non mi sono impegnato. Comunque, consiglierei di leggere questi miei link dall'ultimo al primo, così almeno li ho letti io.

E già che ci sono, se avete un paio di orette vi consiglierei di leggere anche il "Manifesto del Partito Comunista" di Marx ed Engels, reperibile a questo link. Così capirete meglio i miei riferimenti e, in generale, saprete di cosa si parla quando lo si cita. E, se già non lo sapete, scoprirete che non è un ricettario incentrato sul cucinare bambini per quando i Comunisti hanno ospiti a cena.

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