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BLOGGER SOTTO ESAMI
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domenica 16 ottobre 2011

I miei dubbi sugli #Indignati

In un impeto di autolesionismo, ho deciso di scrivere come primo vero post di questo blog un commento che risulterà certo impopolare, così se mai per sbaglio qualcuno capiterà su questa pagina web mi manderà subito a cagare e chiuderà per sempre la finestra.

Però, cosa ci posso fare? Ho l'inguaribile vizio di dire quello che penso e quindi devo ammettere che faccio davvero fatica ad indetificarmi con gli "indignados", che popolano le piazze di tutto il Mondo occidentale (quelli del Medio Oriente-Mondo arabo non sono indignados, sono un'altra cosa). Non che non abbia simpatia per loro, tutt'altro, vivessi anzi a Roma sarei sceso volentieri a manifestare, è solo che non riesco a sentirmi parte del movimento, mentre non ho avuto troppi problemi ad avvicinarmi al Popolo Viola e sono stato ben felice di schierarmi dalla parte del No-Gelmini Day e dei comitati referendari contro nucleare, privatizzazione dei servizi idrici e "legittimo" impedimento. E perchè con gli Indignati dovrebbe essere diverso? Forse dipende da me, non sono sufficientemente arrabbiato e infondo non ho motivo per esserlo: sono di famiglia benestante e ho buone prospettive per il futuro; questo fa di me un riformista e, purtroppo, anche un moderato. Sono insomma uno di quei "radical chic" scherniti a destra e ridicolizzati a sinistra che negli anni Novanta inseguendo il mito appena scoperto del libero mercato hanno affondato la socialdemocrazia europea (a dire il vero io non sono mai stato liberista ma l'esserlo fa parte del personaggio). Potrebbe però esserci dell'altro, oltre al mio snobismo intellettualoide. Infatti tra gli Indignati e gli altri movimenti che in questi ultimi due anni si sono susseguiti in Italia c'è una sostanziale differenza: gli Indignati non scendono in piazza per un preciso obiettivo (scuola pubblica, dimissioni di Silvio, eccetera), la loro protesta è contro un intero sistema, senza che però sappiano proporre alternative credibili. Questo sistema contro cui combattono infatti è l'intero sistema economico, non le banche, che sono solo un tassello, e neppure soltanto le degenerazioni che il sistema ha sviluppato negli ultimi anni. Lo scopo degli Indignati è dunque abbattere questo sistema, molti di loro forse non ne sono consapevoli poiché il sistema economico è qualcosa di complesso e loro non possono conoscerlo a fondo (neppure io, che ho qualche minima nozione di economia, lo conosco a fondo), ma basti pensare allo slogan più diffuso nelle piazze per accorgersene; "non pagare il vostro debito" vuol dire come minimo il non ricevere più prestiti da alcuna banca e quindi dover imporre pesanti tassazioni per poterne fare a meno (il che forse si potrebbe anche fare), mentre un'ipotesi peggiore comporterebbe il fallimento di numerose banche e industrie, disoccupazione e possibile caduta nel Terzo Mondo, un po' quello che sta rischiando la Grecia. L'alternativa sarebbe fare una Rivoluzione, in questo caso niente più banche, niente più industrie, niente più pesanti tassazioni, disoccupazione, Terzo Mondo eccetera. Per rivoluzionare un sistema però bisogna conoscerlo e saper creare un'alternativa, servirebbe un'ideologia che fornisca le linee guida per un altro "Mondo possibile", ma le ideologie sono state dimenticate mentre usciamo da un ventennio nel quale si pensava che il neoliberismo fosse l'unico modello applicabile, se non addirittura il più desiderabile. Gli Indignados non sono perlopiù vecchi (o nuovi) Comunisti, sono precari o disoccupati incazzati che vorrebbero distruggere un sistema che li ha traditi ma che non sanno cosa costruire sulle sue ceneri.
Questi sono i miei dubbi sugli Indignati. Mi sembra di vedere il movimento Luddista di inizio Ottocento che distruggeva i telai senza saper poi cosa fare, non potendo più tornare a lavorare nei campi liberi che non esistevano più.
Il fatto che una quarantina di anni dopo i Luddisti ci fu il '48 però mi fa ben sperare, anche se questa volta preferirei dover aspettare un po' meno.

P.s.
Chiedo scusa per aver generalizzato, è una cosa che non mi piace fare ma che il mio parlare "in linea generale" in questo caso rende necessario. Non metto in dubbio infatti che tra gli indignados ci siano persone consapevoli di ciò che vogliono fare, ma leggendo le discussioni in questi giorni mi è parso di capire che per la maggioranza valga ciò scritto sopra. Sperando di sbagliarmi, naturalmente.

P.p.s.
Risposta preventiva: forse a qualcuno verrà in mente di obiettare "ma in Islanda non pagano il debito". Dovete considerare però che l'Islanda è autosufficiente per ciò che riguarda le risorse energetiche e inoltre è meno popolata del Molise ed ha un Pil dell'ordine di grandezza di quello della città di Milano. È quindi una realtà troppo distante da quella italiana per poter essere presa a paragone.

1 commento:

  1. A conferma di quello che ho scritto, guardate questo video preso dal sito dell'Unità: si intervistano alcuni manifestanti del 15 ottobre chiedendo loro per chi hanno votato alle ultime elezioni. La risposta che va della maggiore è "nessuno". Ora, il voto è uno degli scarsissimi mezzi che in una democrazia rappresentativa i cittadini hanno per influire sulla cosa pubblica, quindi, fatta eccezione per gli Anarchici che non votano per fede politica, io preferirei sentirmi dire "ho votato per Berlusconi, lo so, ho sbagliato" piuttosto che "non ho votato perchè sono tutti uguali", poichè non è vero che sono tutti uguali e non votando favorisci i peggiori. Quindi, hai poco da indignarti se quando potevi fare qualcosa non l'hai fatto.

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